medico gastrenterologo Torino

E’ sempre difficile fare la presentazione di se stessi…almeno a me pare. Si rischia sempre di essere soggettivamente condizionati dalle cose che ti piacciono, e di solito piacciono le proprie cose… si rischia di apparire “autoreferenziantisi”, ingigantendo quel po’ di buono che c’è in ognuno di noi.

Ma una cosa mi pare possa dire di me stesso: ho cercato di spaziare e allargare le mie curiosità scientifiche e quindi i miei interessi professionali su più campi della Gastroenterologia, indirizzando lo studio ora su un organo ora su un altro, convinto che la parcellizzazione e la superspecializzazione della conoscenza è inferiore ad una visione globale, cercando di aver di mira l’unità complessa che è l’Uomo, nella sua salute e nei suoi inevitabili acciacchi più o meno gravi.

La passione per la ricerca clinica mi è stata instillata fin dal 3° anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, quando, studente universitario, (avendo vinto un concorso come “Allievo Interno presso l’Ospedale Mauriziano di Torino, per titoli di ..esami universitari superati… e dovevano essere tutti superati in competizione con gli altri candidati), ho avuto la fortuna di imbattermi in un clinico d’alta professionalità, che mi ha fatto nascere la passione per questa materia. Era l’anno 1975, e, allievo presso la Divisione di Gastroenterologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino, esponevo la mia prima anamnesi al Primario, alla presenza di tutto il personale medico della Divisione. Dopo aver balbettato alcune cose, il Primario mi tolse la cartella clinica di mano e, con un gesto signorile e noncurante, la appoggiava sul letto del paziente con il commento asciutto “Questa non è un’anamnesi. E’ un telegramma”. Tutto quel giorno il mio pensiero è stato: “Non metterò più piede in quel Reparto”. Ma la notte, quando il mio amor proprio ferito si era un po’ raffreddato, ho pensato: “E se avesse ragione?…” Sono ritornato in Reparto e da allora ho incominciato ad apprezzare il rigore scientifico e la passione per la ricerca clinica. Quel Professore probabilmente non si ricorderà di questo fatto, ma io sì. Quel Professore è il Dottor Giorgio Verme, a cui va la mia riconoscenza professionale.

La passione per la ricerca esige rigore analitico, è vero, ma la mia innata tendenza alla sintesi a tipo “telegramma”, non l’ho abbandonata, facendo nascere da quel connubio 35 anni di lavoro in Gastroenterologia, studiando diversi aspetti della disciplina ma sforzandomi di ricondurli all’unità che è il paziente, l’Uomo.

E proprio avendo di mira l’Uomo nella sua complessità, ho cercato di non esaurire la mia vita solo nel lavoro e nello studio, ma ho coltivato anche un’altra passione, che ormai sconfina quasi in una dipendenza vera e propria, una passione che cerco di trasmettere agli altri, perché son convinto che aiuti anche nella vita pratica, una passione che si chiama fitness, attività fisica di tipo ginnico, in tutte le sue espressioni.